Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVI – 14 dicembre 2019.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Identificato Elk-1 come nuovo bersaglio terapeutico nella malattia di Huntington. Il fattore di trascrizione Elk-1 è stato identificato quale significativo regolatore delle modificazioni trascrizionali precoci caratteristiche della malattia di Huntington. Ferah Yildirim e colleghi hanno accresciuto i livelli di Elk-1 in un modello in vitro della condizione patologica, ottenendo un esteso ripristino della fisiologia trascrizionale. La sperimentazione ha dimostrato che l’espressione genica aberrante precede l’espressione patologica e clinica della malattia, e che Elk-1 rappresenta il fattore chiave in questa regolazione. Ripristinando il ruolo fisiologico di Elk-1 si dovrebbe ottenere almeno una riduzione dei sintomi se non una vera e propria remissione della patologia. Per alcune similarità di genetica molecolare, la strategia terapeutica, se si rivelerà efficace, potrà essere adottata anche in altre malattie neurodegenerative.

 

Autismo e difficoltà nel riconoscimento della voce e delle frequenze acustiche. I disturbi dello spettro dell’autismo (ASD) sono caratterizzati da difficoltà di discriminazione uditiva pur in presenza di un apparato acustico integro. I bambini e le persone adulte affette da ASD considerate ad elevato grado di funzionamento neuropsichico, ossia con forme non gravi di disturbo, non riescono a riconoscere messaggi vocali quando emessi su un sottofondo di rumore, che non disturba le persone non affette. Stefanie Schelinski e Katharina von Kriegstein hanno indagato il rapporto di questa difficoltà con l’abilità di percezione delle frequenze tonali (simili ai toni musicali) corrispondenti a quelle della voce umana. Secondo quanto emerso dallo studio, la ridotta capacità delle persone affette da ASD di discriminare le frequenze tonali sarebbe connessa con la difficoltà di riconoscere i messaggi vocali disturbati da rumore. [Cfr. J. Autism Dev Disord. - Epub ahead of print doi: 10.1007/s10803-019-04244-1, 2019]

 

L’indusium griseum prima della nascita è un target di psicostimolanti fra loro diversi. Sulla faccia superiore del tronco del corpo calloso, la grande formazione bianca mediana che unisce i due emisferi cerebrali, si riconosce un lieve solco longitudinale ai lati del quale si vedono due sottili cordoni longitudinali di circa un millimetro di calibro nell’adulto denominate strie longitudinali mediali o nervi di Lancisi, all’esterno di queste formazioni mediali altri due sottilissimi nastri decorrono parallelamente nel solco del corpo calloso: strie longitudinali laterali o teniae tectae. Strie laterali e mediali sono unite da un velo di materia grigia denominata indusium griseum. Questa formazione detta anche, un po’ impropriamente, giro sopracalloso, nell’uomo è in realtà una circonvoluzione rudimentale che appartiene al lobo limbico ed evoluzionisticamente, oltre che per connessioni, è associata al lobo olfattivo; l’indusium griseum è considerato omologo dell’ippocampo sopracommessurale dei marsupiali.

L’esposizione delle donne in gravidanza a psicostimolanti come amfetamina, nicotina e caffeina induce vari schemi di attività nel cervello in formazione del feto, ma l’indusium griseum è attivato da tutti. L’assunzione anche sporadica interessa in modo evidente i neuroni glutammatergici, rallentando il loro processo di differenziazione. Gli stimolanti alterano l’espressione della secretagogina, una proteina che agisce da sensore del calcio, invalidando l’integrazione dell’informazione che fluisce lungo i circuiti limbici, collegati alle emozioni, e olfattivi. [Cfr. Janos Fuzik et al. PNAS USA – doi: 10.1073/pnas.1904006116, December 2019].

 

L’evoluzione ha specificamente selezionato il cuore umano, come il cervello, per l’esercizio fisico abituale moderato e protratto (endurance). In nostri articoli di recensione e commento abbiamo delineato le caratteristiche dell’adattamento biologico umano all’attività fisica di lunga durata, da quelle del sistema nervoso centrale, che sviluppa nuove connessioni con l’esercizio motorio aerobico protratto, a quelle dell’apparato muscoloscheletrico, e le abbiamo confrontate con quelle dei primati non umani. Fino ad oggi non erano state trovate prove della specifica selezione dell’organo cardiaco e della fisiologia cardiovascolare umana per l’esercizio di endurance. Ora, Robert E. Shave e colleghi hanno fornito tali prove. [Cfr. PNAS USA 19905-19910, 2019].

 

Impiegare la conoscenza neuroscientifica per indurre il cervello a curare i nostri disturbi e prolungarci la vita.  La discussione tenuta in questi giorni dai nostri soci su questo argomento avrà sicuramente un seguito, perché ha affrontato questioni all’origine della stessa costituzione della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life Italia”. L’approccio alla persona nel suo insieme, definito da Linda Faye Lehman “wholistic medicine”, deriva dalla comprensione del rapporto stretto fra le funzioni cerebrali che chiamiamo “mente” e la fisiologia della periferia che chiamiamo “corpo”.

In passato, la partecipazione di Linda Faye Lehman a un corso basato sulla psiconeuroimmunologia (PNI), organizzato da Neil Orr e David Patient sul tema che intitolava il libro da loro scritto e presentato in quella circostanza, The healer inside you, aveva contribuito a definire le posizioni dei membri della società: la concezione ingenua e ipersemplificata della psicologia umana, che aveva indotto il ricercatore Orr e il clinico Patient a proporre esercizi in uno stile pedagogico spesso puerile e inadeguato, era stata da alcuni severamente criticata; tuttavia, unanimemente si era apprezzato lo sforzo di diffondere concetti di grande utilità per la salute di tutti, in particolare l’intenzione di trovare modi psicologici e comportamentali per indurre un funzionamento neuroendocrino e neuroimmunitario tale da disinnescare o contrastare la fisiopatologia di molti disturbi psichici e malattie internistiche.

Ricordiamo che la psiconeuroimmunologia, fondata da Robert Ader nel 1975, nei primi anni del 2000 era ancora quasi del tutto sconosciuta in Italia e ancora, quando nel 2006 presentammo a docenti e discenti italiani la quarta edizione del trattato multi-autore in due volumi Psychoneuroimmunology (edito nel 2007) curato dallo stesso Ader, riscontrammo interesse e curiosità in ambito accademico da parte di molti colleghi che non avevano mai sentito parlare neppure degli studi più citati dalla comunità scientifica internazionale. Si ricorda che la PNI nel 2004, quando in Sud Africa è stato pubblicato il libro di Orr e Patient, negli USA aveva già ottenuto lo status di mainstream area of research da parte dei National Institutes of Health (NIH, Bethesda).

La psiconeuroendocrinologia, sviluppatasi inizialmente in maniera indipendente, era stata integrata nella PNI, tanto che Ader propose di ribattezzare la disciplina psychoneuroendocrinoimmunology, battendo nuovamente il record della parola inglese più lunga mai coniata. Con la morte di Ader nel 2011 e l’interruzione della pubblicazione di nuove edizioni del trattato Psychoneuroimmunology, l’interesse la disciplina è in fase calante, nonostante gli importanti risultati sulla modificazione di parametri molecolari e cellulari normali e patologici per influenza di attività cerebrali di livello psichico sul sistema immunitario siano ormai entrati nei programmi di insegnamento delle facoltà mediche di tutto il mondo.

Nella nostra riflessione attuale l’attenzione è stata focalizzata sulla possibilità di contribuire alla remissione o guarigione di disturbi di interesse psichiatrico, neurologico e internistico. A questo scopo cerchiamo di comprendere come si possano impiegare le nuove nozioni che emergono da campi di studi che vanno dalla neurochimica alla connettomica, dalla neurogenetica al neuroimaging, per sviluppare strategie di cura diverse dall’impiego dei farmaci.

A questo scopo, i nostri studi che fanno capo al Seminario Permanente sull’Arte del Vivere, indagano la possibilità di sfruttare al meglio le nuove conoscenze integrandole nel quadro della prassi che abbiamo sviluppato in questi anni, prendendo le mosse da principi che risalgono ai maestri dell’arte del vivere della Grecia antica, i quali, raccomandando di liberarsi da eccessive passioni, in realtà insegnavano ad eliminare lo stress e, coltivando il corpo tanto quanto lo spirito, compresero gli effetti benefici derivanti dalla reciproca influenza positiva, secondo quella concezione che i Romani sintetizzarono nel celebre aforisma mens sana in corpore sano.

L’attualità degli studi avviati da Kenneth Cooper, in un campo che noi seguiamo con recensioni e discussioni che si possono leggere nelle “Note e Notizie” del sito, trova oggi collocazione in una cornice concettuale e culturale più matura e in grado di favorire lo sviluppo di sintesi personalizzate per un miglioramento della qualità della vita in salute e in malattia.

 

Notule

BM&L-14 dicembre 2019

www.brainmindlife.org

 

 

 

                                                                                                 

 

 

 

________________________________________________________________________________________________________________________

 

La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.